Sei qui: Associazione / I nostri obiettivi prioritari

I nostri obiettivi prioritari

La nostra Calabria è una terra ricchissima di tracce storiche a partire, di sicuro, dal Neolitico; ma tutto questo patrimonio storico non è valorizzato quanto meriterebbe. Come operare?

L’Associazione Culturale Cletarte APS ha svolto e svolge attività di interesse generale su specifici interventi volti alla tutela e valorizzazione del Patrimonio Culturale e del Paesaggio, ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n.42 e successive modificazioni. Nel rispetto di tale interesse ha, tra i suoi scopi, quello di - elaborare specifici progetti e/o piani di sviluppo volti all’incremento delle potenzialità culturali ed economiche del territorio comunale. - Ideare e/o concretizzare progetti tesi a sviluppare e a promuovere l’artigianato, l’enogastronomia e le differenti realtà produttive in genere del territorio cletese; cooperando con altre Associazioni, Enti di ricerca, Università e Istituzioni pubbliche e private che perseguano finalità analoghe al fine di raggiungere gli scopi sociali prefissati. Allo stato attuale Cleto ha subito un forte spopolamento, questo mette in grave pericolo le prospettive economiche del territorio. Il benessere economico è l’unica arma contro lo spopolamento. Bisogna evitare che si vada oltre. Le nostre risorse agroalimentari storiche, il nostro patrimonio culturale storico e archeologico ci possono fornire l’occasione per il recupero.

Descrivere un territorio non è impresa facile, perché con il passare del tempo muta sempre:

Il territorio è sede della memoria culturale delle generazioni che l’hanno attraversato, vissuto, costruito a volte distrutto, poi ricostruito e comunque modificato. Il territorio è un patrimonio di storie, unico e irripetibile.

Il territorio è la gente che lo abita, l’ambiente naturale che lo caratterizza, la storia che lo ha plasmato, le risorse che possiede, la cultura che lo contraddistingue, le bellezze artistiche e storiche che lo costellano, le attività economiche che lo animano, la visione politica che lo guida.

Non ci sono territori giusti o sbagliati, ci sono solo territori capiti o non capiti nella propria naturale vocazione.

I NOSTRI OBIETTIVI

1. LA VALORIZZAZIONE STORICA CULTURALE DEL TERRITORIO CLETESE

La conoscenza della storia del nostro territorio è una lacuna culturale da risolvere. Il territorio di Cleto è ricco di testimonianze storiche che partono dal Paleolitico per arrivare ai giorni nostri, purtroppo esistono poche relazioni storiche, per lo più ricavate da ricognizioni superficiali e mai approfondite.

Ci siamo promessi di attivare un incontro con gli archeologi che hanno effettuato ricerche sul territorio dell’antica Temesa, riguardante in parte anche il nostro territorio, con lo scopo di ultimare ed approfondire quanto in quel periodo recuperato e mai studiato. All’incontro saranno invitati gli archeologi dell’Università di Perugia, di Siracusa, della Università di Cosenza e naturalmente la Soprintendenza di Cosenza.

Facendo richiesta di un opportuno finanziamento, come previsto a tale scopo, per convegni e pubblicazione libro, dal MIBACT. Il convegno finale si dovrebbe tenere a settembre/ottobre 2024, se ultimate le relazioni e la stampa del libro. In pratica verranno interessati: archeologi e storici esperti e competenti di ogni periodo storico dei periodi: neolitico, greco, romano e bizantino. Tralasciando il periodo feudale, che sarà affrontato in un secondo momento. Inoltre per portare a termine questo lavoro occorrerebbero dei locali dove poter studiare i numerosi “cocci” oggetto dello studio. Locali da reperire in Cleto onde facilitarne lo studio in loco. Questo favorirebbe l’opportunità di avere un Antiquarium e successivamente un eventuale Museo del territorio. Se l’amministrazione comunale fosse disponibile a trovare una struttura capiente per una biblioteca storica territoriale, aule didattiche di studio, una sala convegni, eventuali posti letto per studenti, sale tecniche di studio per la conservazione, catalogazione e restauro di tutti i reperti archeologici che verranno ritrovati, tutto diverrebbe una realtà. Si potrà promuovere l’interscambio culturale con studenti delle Università Italiane, Europee e Mediterranee, che potranno fare studi storici sulle varie epoche, ricerche Archeologiche su aree ancora inesplorate (sono più del 70%). Ricerche e risorse che serviranno a dare nuovi impulsi alle imprese di ogni genere, con grandi vantaggi e ricadute economiche, occupazionali, culturali e, pari merito, un grande rilievo formativo proprio a favore dei nuovi laureati, agli studenti delle scuole di ogni grado e ambito formativo, i quali potranno, appunto, lavorare e studiare direttamente sul territorio capace di dare loro una grande esperienza formativa e culturale.

2. PROGETTO STAGIONATURA DEL FORMAGGIO NELLE FOSSE DEL CASTELLO

L’Associazione Culturale Cletarte APS ha svolto e svolge attività di interesse generale su specifici interventi volti alla tutela e valorizzazione del Patrimonio Culturale e del Paesaggio, ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n.42 e successive modificazioni. Nel rispetto di tale interesse ha, tra i suoi scopi, quello di - elaborare specifici progetti e/o piani di sviluppo volti all’incremento delle potenzialità culturali ed economiche del territorio comunale. - Ideare e/o concretizzare progetti tesi a sviluppare e a promuovere l’artigianato, l’enogastronomia e le differenti realtà produttive in genere del territorio cletese; cooperando con altre Associazioni, Enti di ricerca, Università e Istituzioni pubbliche e private che perseguano finalità analoghe al fine di raggiungere gli scopi sociali prefissati. Allo stato attuale Cleto ha subito un forte spopolamento, questo mette in grave pericolo le prospettive economiche del territorio. Il benessere economico è l’unica arma contro lo spopolamento. Bisogna evitare che si vada oltre. Le nostre risorse agroalimentari storiche, il nostro patrimonio culturale storico e archeologico ci possono fornire l’occasione per il recupero. Mettendo in comunione le poche risorse agroalimentari con alcuni locali storici del nostro patrimonio culturale si può creare una nuova forma di economia. La riqualificazione di alcuni locali e manufatti storici (fosse/silos) posti nel Castello di Cleto, possono con il loro riutilizzo sotto forma di risorsa utile alla valorizzazione di prodotti agroalimentari storici (tipo stagionatura di formaggi) nel contempo favorendo anche la difesa del patrimonio edilizio storico oggetto di degrado.

Nasce così l’idea di unire due storicità il formaggio e le fosse granarie che si potrà tramutare in una speranza.

Partiamo nel dare le informazioni storiche sulle antiche fosse granarie

Operare per la valorizzazione è importante per il formaggio e per il suo legame col territorio. La pastorizia tradizionale produce effetti positivi sulla natura, in quanto preserva, non deturpa il paesaggio, il pascolo. Antropologicamente ci tramanda tradizioni diversificate da territorio a territorio, patrimonio questo d’inestimabile valore. Il nostro compito è di far si che tutto questo non vada perduto.

I tanti piccoli produttori con la qualità ottenuta in fossa, ne ricaverebbero una economia superiore al valore attuale, favorendo e preservando la nostra pastorizia. Da un bene culturale storico quale il castello di Cleto – Pietramala ne esce una nuova economia legata al territorio e alla sua storia. Il castello stesso diventerebbe il simbolo di una rinascita,

Si precisa altresì, che la stagionatura in grotta o fossa/silos non omologa il formaggio in essa stagionato, non restituisce formaggi tutti uguali, ansi ne va ad esaltare le sue qualità intrinseche. Alla sfossatura ogni tipologia di formaggio conserverà le sue originali caratteristiche non si trasformerà in un altro prodotto.

E’ chiaro che se infosso un pessimo formaggio non ne viene fuori un buon formaggio. Altresì a un buon formaggio vanno ad aggiungersi quelle note caratteriali che solo la grotta o fossa può dargli ,ma è solo un’aggiunta non una trasformazione.

Attualmente è stato predisposto un progetto di recupero di due locali con fosse, nel castello di Cleto. Il progetto è sostenuto dal GAL STS, DALLA UNICAL, DAL COMUNE DI CLETO E DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE CLETARTE APS; l’obiettivo è di ottenere un finanziamento che dia vita alla sperimentazione del formaggio di fossa.

Le fosse storiche

Il centro storico di Cleto, antica Petramala, è stato edificato su affioramenti di arenaria inclinati verso Sud-Ovest, è dunque probabile che il toponimo Petramala sia riferito alle caratteristiche proprie della roccia sedimentaria.

In tali affioramenti troviamo numerose grotte e cavità che evidenziano la complessità del popolamento di carattere rupestre. Oltre alle grotte si registra la diffusa presenza, nelle pareti e nei ripiani rocciosi, di più o meno profonde cavità destinate alla conservazione del grano e di altre derrate alimentari, e di canalizzazioni e vasche finalizzate alla raccolta e conservazione dell’acqua. La pratica di scavare queste fosse risale al tardo medioevo e hanno rappresentato nei secoli un metodo di conservazione di derrate alimentari (granaglie, cereali, prodotti caseari) immessi al loro interno.

È difficile stabilire con certezza se in una Calabria, popolata da Longobardi, Bizantini, Latini e Musulmani, le terre di Cleto siano state abitate da genti sparse o da una popolazione residente in forma stabile. Tuttavia, il sito, che si costituisce su una rocca e sul fronte di una rupe scoscesa, ricca di grotte naturali, suggerisce una continuità di frequentazioni. Tali elementi, con ampia probabilità, hanno catalizzato una nuova primavera cletese in epoca bizantina. Con La nascita dei Temi - A metà del VII secolo l’esercito bizantino venne rivoluzionato. Infatti con la riforma dei temi, che tradizionalmente viene attribuita a Eraclio (610-641) ma che Treadgold attribuisce a Costante II. Ai soldati (stratioti) vennero affidati in cambio del loro servizio militare dei lotti ereditari di terra, per garantire il loro sostentamento; in questo gli stratioti ricordano i limitanei; anche questi ultimi ricevevano delle terre come ricompensa per il loro servigio (Antonio Carile - Università di Bologna “Il sistema dei themata nell’impero romano d’oriente- SECC. VII-XI).

Con la cosiddetta “Legge agraria". La piccola e media proprietà fondiaria è organizzata in circoscrizioni fiscali denominate chorìa/chorion, cioè un villaggio in piena regola. L’economia del Chorion si reggeva sulla agricoltura e un ruolo essenziale era svolto dalla produzione del grano. In un quadro storico molto frammentato ma molto vitale hanno vita nuovi insediamenti, connessi a loro volta con gli insediamenti monastici, designati con i termini di chorìa e c_astra_: il _chorion_ (comune fiscale) era un insediamento sorto nei pressi di un monastero che metteva a disposizione le sue terre a contadini liberi per permetterne la coltivazione, riconosciuto dal Catepanato come di proprietà del monastero stesso; il _kastron_, che richiama all’insediamento fortificato, è invece un insediamento nei pressi di un castello, che ne costituisce un bastione di prima difesa. Le necessità difensive erano rese necessarie dalle incursioni saracene. Nasce così il Kastron, Villaggio fortificato. Il Kastron, in questo caso di Petramala, veniva costruito su un blocco di arenaria asciutta e ben difesa su tre lati, al suo interno trovano spazio le abitazioni dei stratioti e le scorte di grano conservate nelle fosse. Questa convivenza garantiva riparo e protezione, gli stratioti che lo abitavano erano, nella eventuale necessità, pronti ad intervenire in difesa del territorio e delle scorte di grano in esso contenute. In pratica con l’arrivo dei Bizantini verrà introdotta l’esperienza del mondo cappadocico, anch’esso ricco di granaglie, bisognose di conservazione: e poiché in Cappadocia esistevano da tempo molte grotte, sia naturali sia artificiali scavate facilmente nella roccia friabile, si usava conservare le granaglie in grandi fosse e grotte sotterranee (Varrone – Rerum Rusticarum De Agri Cultura – Liber I-57 “Q_uidam ,granaria habent sub terris speluncas, quas vocant sirus, ut in Cappadocia ac Thracia; alii, ut in agro Carthaginiensi et Oscensi in Hispania citeriore”),_ tale usanza fu adottata anche dai Bizantini in Puglia e Calabria. A quei tempi Cleto/Petramala, poteva essere un K_astron bizantino_, una fortezza su cui, successivamente, si svilupperà l’incastellamento medioevale. Il centro, infatti, era interessato da un’efficace gestione agricola del territorio, incentrata essenzialmente sulla produzione cerealicola e documentata dalla presenza di unità abitative rupestri (grotte, cisterne, silos e residui di un percorso viario in pietra); testimonianze sparse dappertutto, tanto da far dire agli studiosi che il territorio di Cleto rappresentava, allora, “_un immenso granaio_". Non a caso, di silos e cisterne per la conservazione di materie prime e prodotti agroalimentari, è ricco lo stesso castello. Indagini eseguite all’interno dell’edificio sembrano confermare la frequentazione del sito in epoca bizantina e che il manufatto è edificato in fasi diverse. Le strutture seguono, quindi, le condizioni topografiche del terreno a dimostrare la millenaria influenza, il condizionamento e l’adattamento dell’uomo all’elemento roccioso.

Le fosse scavate nell’arenaria preservavano il grano da possibili furti e ne garantivano la conservazione nel tempo. Il grano veniva posto in fosse asciutte, riempite a metà, e ben chiuse in modo da isolarlo dall’ambiente esterno.

Il grano, così ermeticamente chiuso all’interno della fossa, innescava un processo fermentativo dove l’anidride carbonica che si formava, una volta consumato tutto l’ossigeno, impediva la sopravvivenza degli insetti. L’ambiente diventava sterile e garantiva alle derrate una lunga conservazione, secondo Varrone 50 anni per il grano. Il primo riferimento storico di Petramala lo troviamo In un diploma di Urbano II, stipulato in Castel Sant’Angelo (FG) del 1094, Achille ed Ottone Dattilo vennero insigniti del titolo di cavaliere di Cristo. Ottone Dattilo fu vicario generale di Ruggero I (Ruggero d’Altavilla). Dopo aver liberato la Calabria dai Bizantini Ruggero I fece un viaggio in Terra Santa. Ottone lo seguì in Terra Santa e come ricompensa ottenne da Ruggero i feudi di: Candida, Carcabottaccia, Rovere, Petramala, Consa, S. Teodoro, Belmonte, Santa Paola (Castiglione Morelli - De Patricia Consentina Nobilitate – Venetjis M.DCC.XII). Qui ci fermiamo perché dal XII sec. d.C. inizia il periodo feudale.

Fonti: Alexander Kazhdam – Il contadino - capitolo secondo in L’uomo Bizantino. F.A. Cuteri - Il centro storico di Pietramala, analisi del costruito e delle evidenze rupestri. E. Donato - Il castello di Petramala, le ragioni di un restauro strutturale. V.A. Sirago – Puglia Romana. L. Arcifa – Facere fossa et victualia reponere. G. Giannuzzi Savelli – Aspetti storici della Calabria Citra dal feudalesimo al risorgimento. Carlo Ebanista - Università degli Studi del Molise – La conservazione del grano nel medioevo da La Civiltà del pane . G. Ravegnani – Soldati e guerre a Bisanzio. R. Arcuri – Rustici e rusticitas in Italia meridionale nel VI sec.d.C.

3. L’OLIO PRODOTTO DA VALORIZZARE

In qualità di Associazione del Terzo Settore tra le nostre primarie attività vi è quella di promuovere la ricerca in ogni campo e settore scientifico, in special modo sulle ricerche in corso in Calabria. Abbiamo voluto scoprire quanto si stia facendo presso l’Università di Catanzaro, e abbiamo conosciuto il Prof. A. Procopio (Professore Ordinario Scuola di Farmacia e Nutraceutica SSD CHIM/06 Università di Catanzaro), responsabile laboratorio analisi sugli estratti naturali, separazione, identificazione e quantificazione di molecole bioattive in materie prime vegetali, in particolare sugli oli vegetali. In particolare sta portando avanti una ricerca che interessa alcuni componenti dell’olio d’oliva riguardante i polifenoli e non solo. Il laboratorio è dotato di una apparecchiatura capace di separare ogni singolo componente dei polifanoli.

I polifenoli sono sostanze naturali presenti nelle piante ma in particolar modo nell’EVOO, nel quale troviamo: oleocantale, oleuropeina e idrossitirosolo, che figurano tra i più potenti antiossidanti e antitumorali prodotti in natura. Il laboratorio che produce olio ad alto contenuto di polifenoli è il frantoio, quindi serve personale o titolari qualificati che abbiamo frequentato un “corso per Tecnico di Frantoio”.

Valore è la parola chiave oggi. L’olivo non è più, di per sé, quel portatore di ricchezza dei decenni passati. Finita la stagione degli aiuti economici, occorre ripensare al modello colturale e culturale. E’ già in essere da qualche tempo il passaggio da quantità a qualità. Ora occorre un nuovo step: da qualità a valore.

4. IL NOSTRO IMPEGNO PER LA RICERCA SCIENTIFICA SU L’OLIO COME UN PRODOTTO NUTRACEUTICO EFFICACE SU MOLTE MALATTIE

Il nostro impegno per la ricerca e lo studio dei polifenoli dell’olio di oliva e suoi effetti sulla salute, prevede una raccolta fondi tramite la piattaforma crowdfunding che verrà attivata a gennaio 2024 sponsorizzata dalla nostra banca BPM. Sulla piattaforma verrà specificato il progetto di ricerca e i risultati finali verranno resi pubblici. L’UMG di Catanzaro nella persona del Prof. Procopio e suoi collaboratori, stanno predisponendo l’obiettivo da sperimentare e il costo da sostenere.